25 Agosto 2021
“Quando l’obiettivo è competere ai massimi livelli, ogni dettaglio conta. La scelta degli pneumatici, la pressione, gli indumenti indossati, cosa si porta nello zaino, la pianificazione dell’alimentazione e le pause: ogni elemento ricopre un ruolo importante quando si cerca di pedalare per 30 ore senza praticamente fermarsi mai. Per pedalare così tanto, bisogna assumersi dei rischi e i protagonisti di queste manifestazioni sportive fanno affidamento sull’esperienza per trovare la strategia vincente.”
Per Pedalma, Fernando Marquez, il mio compagno in questa avventura e io avevamo deciso una strategia d’azione prima della grande performance notturna. Dopo una partenza frenetica, i 50 contendenti hanno cominciato a dividersi in gruppetti. Quando siamo arrivati alla prima salita impegnativa, l’andatura si era ormai stabilizzata e i ciclisti hanno iniziato a prendere posizione. Abbiamo pedalato di buona lena raggiungendo il primo punto di controllo dopo aver percorso 125 km in prima posizione. Ci sono serviti solo pochi minuti per sancire il nostro riconoscimento, indossare le nostre giacche impermeabili e tornare di nuovo in sella. Abbiamo proseguito sul percorso e ancora prima di accorgercene, ci siamo trovati nell’oscurità più completa, pedalando in notturna.
Più della metà dei partecipanti ha deciso di ripararsi al primo punto di controllo cercando tregua dalla pioggia. Nonostante fossimo completamente zuppi abbiamo deciso di proseguire, rimanendo fedeli alla nostra strategia iniziale che prevedeva di non fermarci fino al terzo punto di controllo dopo 375 km.
La temperatura durante la nottata era scesa bruscamente e Fernando ha cominciato a risentire delle intemperie. Aveva freddo e ciò iniziava a dargli delle problematiche. La fatica cominciava a farsi sentire e riusciva appena a tenere gli occhi aperti, nonostante i gel a base di caffeina che assumeva. Quando ci si spinge oltre i propri limiti cercando di affrontare condizioni avverse, si diventa molto più vulnerabili. Si tratta di una realtà ineludibile in questo tipo di gare di resistenza e un rischio che bisogna correre. Avremmo forse dovutoportarci altri indumenti per affrontare la variabilità meteorologica? Ci saremmo dovuti fermare a dormire, inmodo da riposare bene? O piuttosto avremmo dovutotenerci leggeri e lasciare ciò che non era essenziale a casa? Queste sono le domande a cui sarebbe stato possibile rispondere con il senno di poi.
Ad appena 25 chilometri dal terzo punto di controllo, abbiamo dovuto cominciare a improvvisare. A questo punto avevamo perso parecchio tempo e diverse posizioni e ora si trattava semplicemente di terminare la gara arrivando a Barcellona. Il limite di gara era di 50 ore, pertanto la priorità di tutti era di essere il più efficienti possibile per completare il percorso entro il tempo massimo.
A quel punto era chiaro che non avremmo vinto, ma volevamo comunque proseguire e ammirare i panorami che ci avrebbero accompagnato nella luce del mattino. Anche questa prospettiva era diventata però complicata per via delle ripide salite, mentre le temperature erano salite rapidamente fino a 44°C. La fatica ci attanagliava e giungere al quarto punto di controllo a 473 km si è rivelato più duro del previsto. Non appena siamo partiti, mi sono reso conto che Fernando era seriamente in difficoltà. Non stava per niente bene ed era esausto. Non aveva senso spingersi oltre e sperare di percorrere altri 200 km. Non ha avuto altra scelta che gettare la spugna.
Anche se la gara non è andata per niente come avevamo programmato e sapevo che ci avrebbero squalificato come coppia, ho deciso di proseguire da solo dal momento che volevo terminare quello che avevo iniziato. Spinto da un irrefrenabile desiderio di raggiungere Barcellona, ho continuato a pedalare per il resto della giornata.
Dopo 700 duri chilometri, finalmente ho raggiunto il traguardo. Si è trattato di una gara difficile, ma in fin dei conti, ero orgoglioso di aver completato il percorso. La perseveranza è un’arte e a volte è necessario ricercare la motivazione da risorse che si pensa di non avere a disposizione. Anche se in principio volevo una vittoria in coppia, immergersi nell’esperienza in solitaria e superare le avversità notturne è stato un risultato ugualmente gratificante.